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Solitudine a Novembre: condizione patologica o sano otium?

Va di scena i prossimi 29-30 novembre a Capo d’Orlando (Sicilia) il Convegno di Scienza e Psicanalisi centrato sul tema “La solitudine”, con interventi di emeriti studiosi a livello internazionale esperti sulle problematiche relazionali, che sempre più frequentemente oggi giorno coinvolgono gli individui, relegandoli, a discapito delle molteplici occasioni di condivisione offerte da social e tecnologie mobile, ad una condizione di, più o meno volontaria e dolorosasolitudine.

Il Convegno rappresenta un’occasione per interrogarci sulle ragioni di questa condizione esistenziale, che può certo rappresentare un’importante occasione di crescita se intervalla momenti di socializzazione più intensa (è quanto gli antichi definivano con il termine otium, solitamente dedicato agli studi ed alla meditazione, contrapposto al negotium, che li impegnava nell’attività politica), ma che non può rappresentare una costante del nostro vissuto, pena la sua trasformazione in una patologia.

Le reti della solitudine

Oggi più del 60% dei nostri rapporti passa attraverso la rete: le nostre comunicazioni con gli altri, amici o conoscenti che siano, viaggiano sul web, arrivando direttamente nelle loro casella di posta elettronica o assumendo forma pubblica attraverso la pagina di diario su FaceBook.

Possiamo superare le centinaia di contatti, e continuare, nel profondo del nostro cuore, a sentirci soli: anche se durante la nostra giornata incontriamo i colleghi di lavoro, scambiamo qualche chiacchiera con la commessa del supermercato, prendiamo un aperitivo in compagnia degli amici o discutiamo della riuscita di un nuovo talent con i compagni di palestra.

La solitudine non infatti è una questione di numeri, ma di stati d’animo, che assume sfumature e valori diversi a seconda della condizione psicofisica di chi si trova ad affrontarla, delle ragioni per cui si attraversa questa condizione, deliberate o meno. Si può vivere un momento di solitudine come l’occasione per riflettere sulla propria vita e affrontare un viaggio alla scoperta del sè, dei propri desideri e delle ambizioni, che magari avevamo a lungo sacrificato nell’urgenza di soddisfare le aspettative di chi ci stava accanto.

Per contro, se non siamo pronti ad accogliere le opportunità che i ritmi rallentati della solitudine ci offrono, perché nel nostro animo è ancora presenta una condizione di sofferenza e una sensazione di abbandono, che possono farci sorgere sentimenti di angoscia, disperazione, portando taluni nel vortice della depressione.

Sopravvivere alla solitudine

Quando la solitudine è vissuta nella sua forma positiva, ha in realtà un grande valore socializzante, poiché ci aiuterà a maturare e a riproporci, agli altri ed al mondo, in vesti inedite, più sicure e consapevole di noi stessi, permettendoci finalmente di esprimere a pieno tutte le nostre potenzialità.

Per contro, se questa separazione dagli altri rischia di farci acquisire una visione negativa del mondo e di noi stessi, autocolpevolizzandoci della nostra incapacità di relazionarci agli altri, allora diventa importante reagire prima che la situazione degeneri e ci impedisca di trovare la forza, la volontà e il coraggio, per riemergere. In queste situazioni può essere utile riallacciare amicizie d’antica data, che gli impegni lavorativi ci avevano magari indotto a trascurare: in compagnia dei vecchi amici, che ci apprezzano per la nostra autenticità, potremo riacquisire fiducia in noi stessi e imparare ad osservare con occhi diversi le opportunità, che anche queste apparentemente tristi giornate novembrine ci riservano.

Se per motivi di studio o famigliari ci siamo trasferiti lontano dalla residenza dei nostri più cari amici, costruire da zero una nuova amicizia potrebbe rivelarsi difficile, nonostante la condivisa frequentazione di discoteche o centri benessere con persone della nostra età: nella frenesia che pervade questi rapporti, rischieremmo di assumere un’immagine di facciata, che non ci appartiene, pur di soddisfare immantinente le aspettative dell’altro, e di creare una relazione basata in realtà su interessi e valori a noi estranei, al termine della quale non faremmo altro che sprofondare ancor più nella nostra condizione ai limiti della depressione.

Qualora mostrarci apertamente nella nostra meravigliosa individualità ci risulti difficile, potremmo cominciare a frequentare sul web delle community di persone, disponibili e attente ai nostri bisogni: attraverso la ricerca “come trovare un ragazzo” o “una ragazza”, entreremo in un sito dove potremo essere liberi di manifestare le nostre reali passioni, di esprimere i nostri gusti e rafforzare, attraverso la condivisione con gli altri, ciò in cui crediamo e che ci fa distinguere da ogni altro individuo presente sulla terra, rendendoci unici e speciali. Ci vorrà davvero poco perché qualcuno si accorga della nostra eccezionalità, ed entri a far parte della nostra vita, per non farci mai più sentire soli!

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