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Industria conciaria: la sfida della sostenibilità per una delle eccellenze del sistema Italia

L’industria conciaria è una delle eccellenze del sistema economico italiano, con processi certificati apprezzati in tutto il mondo. Come tutte le filiere che hanno a che fare con ambiti come il fashion e l’arredamento, anche questa si sta affacciando sempre di più a un approccio all’insegna della sostenibilità ambientale.

Si tratta di una sfida non da poco.

Accanto al focus sull’ambiente, infatti, è necessario mantenere alto quello sulla competitività, per primeggiare in un contesto nazionale che vede attive più di 1100 aziende che, da sole, generano un valore superiore ai 4 miliardi di euro e un volume di export superiore ai 3 (fonte UNIC, acronimo per Unione Nazionale Industria Conciaria, e dato relativo al 2019).

Diverse voci chiamano in causa, quando si discute di sostenibilità nell’industria conciaria, la necessità di implementare l’industria 4.0.

Quella che è ormai non è più un’innovazione dovrebbe, a detta di molti, essere adottata di più innanzitutto dalle aziende che si occupano di macchinari per concerie, tra le basi della supply chain.

Queste realtà possono trarre grande vantaggio dal machine learning che, permettendo di lavorare sui dati, dà modo di gestirli in ottica di ottimizzazione dei consumi e, di riflesso, delle emissioni di sostanze inquinanti nell’ambiente.

L’industria 4.0 è considerata prezioso punto di riferimento anche per quanto riguarda l’ottimizzazione della tracciabilità delle materie prime e le certificazioni relative all’impatto ambientale della loro lavorazione.

Da non dimenticare, inoltre, è il suo ruolo nel continuo monitoraggio degli asset, aspetto che comprende, per esempio, il trattamento delle acque.

Già si parte con numeri a dir poco interessanti e di progetti che hanno tutte le carte a favore per cambiare le cose. Degno di nota a tal proposito è quello partito ormai da diversi anni a Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa.

Qui ha sede Sciarada, una delle aziende più celebri del distretto conciario toscano che, grazie a una collaborazione partita ormai già da diversi anni con l’Università di Bologna, ha messo a punto un sistema per riutilizzare gli scarti di produzione con lo scopo di dare vita a pavimentazioni antiscivolo e gomme per automobili.

Il risultato, lato risparmio delle risorse, ha visto, nel 2022, la riduzione del 50% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Per quanto riguarda quelle di prodotti chimici, si parla di una riduzione del 40%. Molto interessante è anche il dato sul risparmio idrico, quantificato, tre anni fa, attorno al 66%.

Le alternative alla pelle e il ruolo del consumatore finale

Parlare di sostenibilità per l’industria conciaria vuol dire, per forza di cose, menzionare anche il fermento scientifico che sta cercando, ogni giorno di più, di aumentare il numero di prodotti alternativi alla pelle di animale.

Oggi come oggi, oltre il 90% delle proposte disponibili sono realizzate a partire da una base poliuretanica e derivano, di riflesso, da un materiale che, di base, è altamente inquinante, ossia il petrolio.

La sfida degli attori della filiera è di rendere ancora più consapevole un consumatore che, già di suo, è altamente edotto e attento ai dettagli. Tra quelli che spesso mancano rientra l’informazione sui cicli di smaltimento della cosiddetta pelle vegana, spesso gestiti in maniera frettolosa e con poca cura della qualità delle procedure.

Non si può dire che non esistano soluzioni valide e sostenibili. Si può parlare, per esempio, di alternative alla pelle classica aprendo la parentesi dei materiali bio di origine naturale.

Si tratta, però, di una vera e propria nicchia, che necessita di una forte evoluzione prima di poter essere paragonata, lato prestazioni, alla pelle tradizionale, di suo molto spesso uno scarto di produzione, derivante nello specifico dalla filiera alimentare.

Il processo di riciclo continua ben oltre questo primo livello. Per rendersene conto basta ricordare i casi di aziende attive nel campo dell’industria conciaria che hanno stretto partnership con le case di moda per realizzare, a partire dagli sfridi, i ritagli di pelle destinati a essere scartati, della piccola pelletteria anche di lusso.

Redazione:
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